Treviso e Venezia all’AAUT

La prima cosa che mi viene da mettere in evidenza di questo trail è la “personalità organizzativa” della sua anima, testa e cuore, Tommaso De Mottoni. Ho più volte scritto quanto segue nei miei social ma lo riprendo qui per “cementare” il mio pensiero.

Da quel che ho visto in questi anni, ad iniziare dalla mitica Corsa della Bora, Tommaso è una persona che non si adagia sugli allori, che non è mai soddisfatta di quello che fa, che si annoia a fare le stesse cose, che non ama ripetersi, che ha sempre voglia di cambiare anche se va, comunque, tutto bene. Ecco, questa sua tensione al cambiamento, alla ricerca di nuove soluzioni, mi piace per davvero. Sarà perché rispecchia un po’ anche il mio modo di pensare e di fare.

Però, non solo innovazione, ma molta cura dei dettagli, grande attenzione alla sicurezza, cura maniacale dei percorsi per offrire ai partecipanti esperienze emozionanti e servizi collaterali molto ricchi.

Per tutte queste ragioni sono sempre pronto ad accogliere ogni sua proposta ed è per questo che mi sono subito iscritto alla sua ultima creatura, la Sardon Run, seguito da numerosi miei amici e amiche runner.

Veniamo all’ Alpe Adria Ultra Trail.

Terza partecipazione e iscritto alla Pellarini, 20 k con 1.250 D+. Distanza e dislivello ipegnativi ma alla mia portata, soprattutto per il tanto tempo disponibile per completare il percorso (altra caratteristica dei Trail di Tommaso, tempi lunghi per dar modo a tutti di partecipare).

Purtroppo, non so cosa mi sia scattato, già ai primi chilometri, oltretutto in discesa, decido che non è giornata per il Pellarini e, con largo anticipo sul punto di deviazione dei percorsi, decido di fare il percorso più corto, solo 10 km e 300 D+. Non c’ero con la testa e all’ arrivo ho provato tanta amarezza e frustrazione … Cercherò di allenare un po’ meglio la testa.

Quest’ anno l’ AAUT si trasferisce in Val Saisera, in zona Valbruna, una valle poco conosciuta e che riserva paesaggi selvaggi, duri, affascinanti e con accesso a cime alpine importanti, il giusto scenario per un trail per niente banale. Zero asfalto, molto single track, più di qualche segmento letteralmente “inventato” per ovviare a problemi di viabilità a seguito delle precipitazioni degli ultimi giorni, varianti che hanno aggiunto fascino ai percorsi.

I percorsi si sono snodati sul gruppo del Montasio e del Lussari percorrendo sentieri della Attraversata Alpinistica Chersi classificata EE dal CAI in cui sono presenti tratti con passamano. Si sono raggiunte cime importanti come  la Cima Cacciatore 2.071 metri, Monte Lussari 1.789, Cappella Zita 1.518, Forchia Cjanalot 1.830, Jof di Sompdogna 1.889 e i rifugi Pellarini a 1.500 metri, Grego a 1.400, Bivacco Stuparich a 1.578.

I cinque percorsi disegnati da S1 sono davvero brutali, come li ha definiti Tommaso nella sua presentazione. I più lunghi prevedevano passaggi alpinistici dove, secondo gli organizzatori, si sarebbe potuto usare – non obbligatoriamente ma per maggior sicurezza a discrezione dei partecipanti, attrezzatura da ferrata.

Questi i percorsi: Ultra 51,300 k e 4.772 D+; Shock 39,300 k e 3.298  D+; Brutal 25,6 k e 1.910 D+; Pellarini 20,6 k e 1.230 D+; Saisera 10,5 k e 300 D +

Passaggio nel greto di imponenti torrenti con fondo sassoso spacca caviglie, nel bosco, spesso in single track con rocce e radici affioranti, salite ripide da Sky Race, passaggi alpinisti in sentieri attrezzati (non per il Pellarini), ghiaioni di alta montagna, discese, anche su prato, dove è più facile rotolare che correre (per tutte la De Prampero, un pista dove si sono svolte gare di Coppa del Mondo femminile, una rossa con passaggi di nera, una pista che ho sciato più volte, come tutte quelle del tarvisiano e di Sella Nevea). Più di qualche guado, giusto per non farci mancare niente.

Insomma, percorsi duri duri che non si dimenticano facilmente.

Anche il mio modesto Saisera Trail decisamente tecnico, vario, impegnativo, con guadi, ben cesellato alla ricerca di passaggi da divertimento.

Nel suo insieme, un trail sobrio, con cura dell’ essenziale senza cedere ad operazioni d’immagine, un ritorno allo spirito originario del trail running.

Costi più che ragionevoli, 1 € a chilometro per un’ assistenza che non ti fa mai sentire solo, ristori più che abbondanti (veri e propri pranzi nelle distanze più lunghe dove gli atleti hanno bisogno di alimentarsi adeguatamente) e con prodotti locali, maglietta sobria di grafica essenziale e senza pubblicità (un plus) e una bella medaglia finisher – medaglia uguale per tutti, altro pregio.

Tra i servizi aggiuntivi anche la possibilità di dormire a poco prezzo in un locale dell’ex polveriera su branda fornita dall’organizzazione e spogliatoi coperti e docce calde.

Ad animare partenze e arrivi il “pazzo” Gilberto Zorat, una cara persona, piena di energia, divertente, con il suo kilt, berretto da vichingo , petto nudo anche sotto zero e con pioggia (visto alla Corsa della Bora), bandiera da pirata e grancassa a scandire gli ultimi secondi prima della partenza. Un istrione più che uno speaker.

Inaspettatamente sono stato premiato per la mia lunga attività podistica, un riconoscimento che arriva proprio nel mio cinquantesimo anno di attività.

Gli organizzatori hanno già anticipato percorsi aggiuntivi dell’edizione 2025:

  • Uno di 100 km
  • Uno selvaggio quasi pianeggiante nella foresta di Tarvisio
  • Un nuovo percorso breve

Voglio concludere questa mia recensione riportando alcune parti del “bilancio” di fine gara fatto dall’organizzazione:

Interessante il logo di partenza e arrivo, una ex polveriera ben dentro la Val Saisera ora trasformata in un resort di lusso, con tanti villini al posto delle casematte, il Kile Alpine Resort

Di admin

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