Un Trail che, nelle parole di Tommaso de Mottoni, vuol essere un ritorno alle origini: un’ opportunità per vivere un’ esperienza più che per dare una prestazione, un’ occasione per vivere il trail in tutte le sue dimensioni più che limitarsi a quella atletica.

Montagna pura, allo stato selvaggio, come di solito non la fanno vedere. Perché questa montagna merita runner che vogliano vivere un’ esperienza da condividere, e che siano pronti a mettersi alla prova con il fisico, la mente e la tecnica (T. de Mottoni).

Un manifesto programmatico da tener presente per capire le scelte che in S1 si fanno in ogni loro manifestazione (la storica Corsa della Bora, Alpe Adria Ultra Trail, versione invernale ed estiva, e l’ ultima nata, Sardon Run).

Ben 5 percorsi nelle selvagge Alpi Giulie, ognuno con una propria identità (descrizioni dal sito ufficiale). Cinque possibilità di scelta sulla base dei propri obiettivi e possibilità tecniche. Dall’ ULTRA 63 km, percorso durissimo, super tecnico, massacrante – tanto che ben il 70% dei partenti ha deviato per il percorso più “breve” della Shock 36 km e solo 7 sono stati i finisher , al Saisera di 10 km, adatta a chiunque minimamente allenato, per passare tra altre opzioni intermedie, tutte comunque impegnative.

Una manifestazione di trail running non per tutti, ma per atlete ed atleti abituati alle fatiche, animati dallo spirito dell’avventura e della scoperta.
Un trail NON CONFORTEVOLE, ma sfidante, che ti mette a contatto con i tuoi limiti e ti sprona a superarli.

Ultra 63 km

Una combinazione della Brutal Sky e della Shock Sky, formando un percorso a forma di otto. Il condensato ed il meglio di tutte le gare. Un viaggio dalla Cima del Cacciatore ai piedi del Montasio, per gli atleti più preparati, una sfida che richiede resistenza e tecnica avanzata. Presenti tratti molto esposti e attrezzati.

Shock 36 km

Una gara che non dà un attimo di respiro: solo 800 metri di tracciato pianeggiante, il resto è salita o discesa, quasi sempre ripide. Un viaggio unico sullo spartiacque tra Austria e Slovenia. Salita al Rifugio Grego, Bivacco Battaglione Gemona, Jof di Miezegnot, Malga Rauna, Malborghetto, Forcella CJanalot, Plan dei Spadovai, Forcella della Greve, Jof di Sompdogna, Laghetto di Sompdogna, Rifugio Fratelli Grego, Bivacco Stuparich e discesa finale. Percorso molto e duro, perfetto per chi cerca adrenalina pura. Presenti tratti esposti.

Brutal 25 km

Parte dal Saisera Trail, sale al Rifugio Pellarini, Sella Prasnig, Cima del Cacciatore, Monte Lussari e ritorno alla Polveriera. Percorso alpinistico e duro, adatto a chi cerca una sfida estrema in ambiente montano tecnico.

Pellarini 20 km

Veloce e non tecnico, perfetto per chi vuole un’esperienza di corsa in montagna senza eccessive difficoltà tecniche ma con una salita che non dà respiro e una discesa tutta da correre. Nessun tratto esposto.

Saisera 10 km

Un giro completo della alta Val Saisera e al Museo della Grande Guerra. Ideale per escursionisti alla scoperta del territorio, adatto anche ai cani. Nessun tratto esposto.

A me è toccato in sorte il Pellarini, 19 k con un D+ di 1.350 secondo gli organizzatori e di 1.000 secondo il software di analisi ITRA (*)

Percorsi cesellati con pazienza e sapienza dai responsabili, alla ricerca di passaggi intriganti dal punto di vista tecnico ed ambientale, per offrire a chi partecipa un’ esperienza indimenticabile.

Percorsi controllati e ricontrollati fino all’ ultimo minuto per non lasciare niente al caso e per creare le condizioni di massima sicurezza.

Grande attenzione anche alla comunicazione con gli iscritti: numerose mail per aggiornamenti e conferme, canali di comunicazione sempre aperti, velocità e precisione nel rispondere alle richieste.

Eccellenti servizi logistici nella nuova area di partenza e arrivo, l’ ex Polveriera, ora convertita in resort e con ampi spazi per attività sociali.

Grande cura dei ristori, tanto come numero che come tipologia dei prodotti, per garantire su tutte le distanze la giusta alimentazione e idratazione. Cibo caldo sui percorsi più impegnativi. Al Pellarini ho trovato riso allo zafferano e verdure.

Forse un po’ più magro del solito il ristoro d’arrivo ma ampio ed eccellente menù a prezzi ragionevoli per un terzo tempo da consumare all’ ombra del parco dell’ ex Polveriera.

Molto apprezzato il ristoro di benvenuto alla partenza, con caffè bollente, acqua, biscotti e crostate.

Grazie per averci fatto trovare, tra le magliette ricordo a libero acquisto, una in ottima cotone; bel colore, grafica essenziale ma identitaria.

Apprezzata, anche, la possibilità di alloggiare, spartanamente, in foresteria, con una brandina e in un ambiente condiviso. Il pernotto in foresteria è stato pensato per chi vuole un’esperienza di gara nello spirito del rifugio e della condivisione. Condividendo gli spazi e vivendo un’esperienza in pieno spirito trail e in forma gratuita (questo spazio ha un costo per l’ organizzazione).

Speakeraggio a cura del vulcanico Gilberto Zorat, grande motivatore in partenza e pronto ad accogliere e a salutare tutti per nome all’ arrivo.

Impeccabile il lavoro di tutto lo staff, da Tommaso e Susanna con Anna e il mio angelo custode Matteo … e tantissimi altri volontari di cui non conosco il nome.

Dulcis in fundo, tantissime foto chi ci immortalano lungo i percorsi e tutte, ma tutte, gratis.

IL MIO PELLARINI

Mi ero iscritto molto tempo prima di un brutto infortunio (strappo muscolare al bicipite femorale di 4 x 10 cm) e sono stato incerto fino all’ ultimo se partecipare o meno, un po’ per non recidivare e un po’ per il limitato allenamento che avevo potuto fare.

Disubbidendo alla mia fisioterapista e al mio fisiatra (mi raccomando, solo qualche camminata in piano) e anche ad una mia amica, maestra in disubbidienza (almeno tu ascolta i tuoi medici), decido di partire visto che l’ ecografia di martedì aveva certificato la guarigione della parte muscolare ma il permanere di una sofferenza tendinea.

Un passaggio pittoresco

Visto, anche, che domenica scorsa avevo fatto, senza alcun problema, un piccolo trail di 10 k con 450 D+, praticamente la metà del Pellarini.

Mi ripropongo di andare piano, soprattutto in discesa, e di usare sempre i bastoncini da trail.

Mi ero studiato il percorso e mi ero reso conto che gli ultimi due km per arrivare al Pellarini sarebbero stati praticamente, in piedi.. un vertical…. Un massacro, per me…

È stata dura arrivare al Pellarini, un percorso infido, anche se privo di passaggi alpinistici.

Dopo il rifugio e una breve discesa mi avrebbe aspettata un’altra salita di tre km e 200 D+.

Visto che c’era la possibilità di “tagliare” questa ulteriore fatica e visto che ero sfinito, ho rinunciato all’ “impresa” visto che avevo, comunque, altri 7 km di discesa impegnativa e altri 150 D+.

Decisione saggia: sono arrivato con le ultime gocce di energia.

Percorso bellissimo, da divertimento. Una nota la meritano i due km finali, autentica sgradita sorpresa perchè all’ultimo ristoro pensi: oramai è fatta è solo un adempimento …, MA … prima un passaggio nel bosco, infido, vigliacco, tutto un su e giù, salti, slalom tra alberi e rocce, non facile da correre dopo tutto quello che c’è stato prima e, per finire in bellezza…

Il rettilineo per la volata finale

… un chilometro abbondante sul greto del torrente, sotto il sole cocente, fondo sassoso e instabile con i piedi che scappano da tutte le parti, tutto un rettilineo che non finisce mai, in leggera salita, il traguardo che sembra a pochi passi quando, invece, lo devi superare, andare oltre, fare una piccola salita, tornare indietro … e finalmente il ponte che porta al traguardo, con la voce di Gilberto che incita a tener duro e che ti accompagna all’arrivo urlando il tuo nome.

Meglio, ovviamente, se questi due ultimi chilometri fossero stati più semplici, ma se così fosse stato, non saremo all’ Alpe Adria Ultra Trail e non ce lo ricorderemo con tanto piacere.

Quindi, spero nell’assoluzione per le mie imprecazioni e che non venga cambiato questo finale a tradimento.

Arrivederci al Sardon Run, il 23 agosto, al Villaggio dei Pescatori.

(*)

Per mia esperienza diretta (organizzazione TTR) è praticamente impossibile trovare dati convergenti su percorsi di montagna; ho rilevato discordanze intorno al 15% su misurazioni fatte durante la stressa sessione da 4 persone, ognuna con Garmin.

Spirito S1

Lo ho detto altre volte, anche qui, apprezzo molto quello che chiamo Spirito S1, ovvero l’ approccio che Tommaso da ai trail da lui organizzati e che qui riprendo per sommi capi:

  1. Cambiamenti in continuazione: difficile che si trovi la stessa soluzione per tre volte di fila. Mai soddisfatto di quello che ha fatto, qualcosa da migliorare c’è sempre… Cambio location, percorsi, modalità organizzative. Tommaso è fatto così. E a me piace, forse perché sono anch’io così
  2. Quota d’iscrizione limitata ai servizi essenziali: organizzazione, sicurezza, assistenza, ristori, medaglia finisher. Se vuoi altro (la maglietta, il pasta party) te lo prendi a parte, ovvero non sei obbligato ad acquistarli con la quota d’iscrizione.
  3. Medaglia finisher uguale per tutte le distanze. Questa medaglia non è un “premio” ma è un “ricordo” e, personalmente, credo che sia una bella cosa non fare differenze. In fin dei conti ognuno partecipa secondo le proprie possibilità atletiche. Questa buona abitudine si sta diffondendo, ma Tommaso è stato un pioniere anche su questo aspetto.
  4. Servizio timing gestito in proprio. Credo, anche, per la passione informatica di Tommaso, S1 si è dotata di tutta l’ attrezzatura necessaria per la rilevazione dei tempi di gara. Un lavoraccio, ma l’incidenza non marginale del costo di questa attività viene così ridotta e i costi di partecipazione possono essere ulteriormente limati.
  5. Premiazioni immediate sulla linea d’arrivo in modo

Di admin

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