Riconosco che come ogni runner ha le sue fisse , anch’io ho le mie e una di queste riguarda l’abbinata corsa + sagra.
In precedenza ho detto la mia sulla beneficienza e dopo questa questione penso che dirò la mia anche sui gadget, sulle medaglie e altri aspetti che caratterizzano una manifestazione di podismo non – competitivo o, come si usa dire al giorno d’oggi, ludico – motorio.
Sia chiaro, sto esprimendo solo il mio punto di vista, ben consapevole che tanti altri amici ed amiche la pensano in modo diametralmente opposto al mio e che per tanti altri ancora la questione proprio non esiste.
Veniamo alla sagre. Sempre più di frequente, soprattutto con la bella stagione, troviamo nel programma delle sagre una corsa/camminata.

L’ evento podistico è un’ attrazione della sagra, i podisti sono clienti della sagra.
Non mi scandalizzo più di tanto per questa abbinata; d’altronde ho sempre sostenuto che le nostre manifestazioni podistiche debbano essere anche un’occasione di festa in compagnia e amicizia.
La vera questione, per me, riguarda la reciprocità: entrambi i soggetti (chi organizza la sagra e chi partecipa alla manifestazione e poi usufruisce dei servizi della sagra) dovrebbero “guadagnare” qualcosa.
Purtroppo, il più delle volte, a guadagnare è solo la sagra e il podista porta acqua alle casse della sagra gratuitamente: anima una serata e consuma.
In cosa dovrebbe consistere quella che per me dovrebbe essere la giusta integrazione tra manifestazione podistica e sagra?
Girando per corse abbinate a sagre ho visto la presenza di uno o più di questi aspetti:
- La predisposizione di un menù dedicato a noi partecipanti alla corsa;
- Un prezzo speciale, a volte davvero conveniente, per le consumazioni
- Un meccanismo di accesso alla consumazione diverso e più efficiente da quello del normale cliente
- La presenza di un punto di distribuzione del pasto dedicato a noi runner e camminatori
- La messa disposizione di posti a sedere riservati a noi runner.

La presenza di uno o più di questi elementi rappresenta, secondo me la giusta interazione tra una manifestazione podistica e una sagra, il giusto riconoscimento del contributo dato dai runner e dai camminatori alla riuscita di una serata della sagra.
Tutto il resto è triste sfruttamento della passione per lo sport a fine economico.
Da quel che ho visto, anche solo in termini di vantaggio economico per la sagra, le varie modalità per riconoscere il contributo dato da noi sportivi ha sempre un significativo ritorno per gli organizzatori.
Infatti, il più delle volte solo una percentuale molto ridotta dei partecipanti si ferma a cena.
Per fare un esempio, in una sagra nel padovano dove erano presenti tutte “agevolazioni” citate in precedenza, c’era una fila interminabile di partecipanti alla corsa che aspettava di essere servita, sicuramente almeno 500 dei 1.000 partecipanti si sono fermati a cena.

Per chi organizza, una controindicazione – o un’attenzione – c’è: il grande afflusso di persone in poco tempo. Quello che potrebbe essere l’afflusso medo di una serata di 4 – 5 ore, qui si ha in un’oretta o poco meno. Questo ci dice che ci deve essere un’attenta organizzazione del menù, della sua preparazione e distribuzione per non creare code interminabili, cosa che si trasformerebbe in un boomerang. Il runner cliente della sagra non è un cliente “normale”, non è lì con lo scopo principale di far festa con la cena; è lì per correre e vorrebbe rientrare in tempi brevi per fare la doccia e riposarsi.
Nel caso citato qui sopra, per la grande presenza alla corsa (il doppio dell’anno precedente in larga parte dovuta al menù podista già sperimentato l’anno precedente) e l’elevata percentuale di atleti che si è fermata a cena, si è creata una coda interminabile che ha irritato parecchie persone, tanto che più di qualcuna se ne è andata via senza consumare e buttando via i 10 € che erano stati pagati al momento dell’iscrizione per la cena. Chissà che impatto avrà questo inconveniente nella partecipazione alla corsa e alla cena del podista il prossimo anno.
A proposito di corsa + sagra porto la testimonianza di un “modello” particolare che ho visto operativo in parecchie occasioni nel veneziano (ne ho già parlato in precedenti racconti di aventi podistici recensiti in questo blog).
Il gruppo Podistico (?) NAT Run Group – che si è autodefinito organizzatore di eventi podistici realizza una ventina di eventi podistici l’ anno, prevalentemente durante una sagra, o festa paesana.

E li organizza bene, molto bene, con tutti i classici servizi logistici ed organizzativi, dal deposito sacche, alla musica, allo speakeraggio, alle foto. Ottima balisatura, volontari lungo i percorsi e, da mettere in evidenza, ristori di qualità, con tanta frutta fresca anche ricca macedonia fatta al momento, bevande, dolci.

Molto bene gestita anche la presenza sul social, supportata da buona grafica.
Quindi, un’ organizzazione davvero “professionale” con tantissimi volontari all’ opera.
Per quanto riguarda la correlazione tra questi eventi e le sagre, da quel che vedo e che posso dedurre (non chiedo informazioni perché capisco che il modello di business debba rimanere riservato), la cosa dovrebbe funzionare così:
- NAT si propone agli organizzatori della sagra assicurando la completa organizzazione dell’ evento, chiedendo un minimo di supporto logistico e il patrocinio della locale amministrazione comunale.
- Non so se il gruppo organizzatore riceva sponsorizzazioni specifiche per l’ evento.
- Come quota di partecipazione all’ evento vengono chiesti a noi partecipanti 5 € e riceviamo, oltre ai servizi legati alla parte sportiva, un buono da 5 euro da spendere alla sagra.
- Credo che questi 5 euro rimangano tutti a NAT e che il “guadagno” degli organizzatori della sagra stia nell’ animazione che si crea in quella serata, tanto che in alcuni casi la corsa è un vero e proprio evento del programma ufficiale della sagra stessa e, soprattutto, in quello che il runner spende quando si ferma a cena; con 5 euro non si prende niente e, mal che vada, ne lasciamo almeno altri 10, portando a volte amici e familiari.
Questo modello di business mi sembra corretto anche perché tutti i soggetti interessati (runner e camminatori, organizzatori della sagra e NAT) hanno il loro guadagno.
Un solo, marginale, rilievo: se non ci si ferma a cena, 5 € d’iscrizione sono tanti, rispetto ai normali standard per manifestazioni simili.

Da runner e organizzatore “storico” (una cinquantina d’ anni in entrambi i ruoli) ammiro il lavoro di NAT e ne riconosco la serietà e qualità – partecipo spesso ai loro eventi – ma non organizzerei mai manifestazioni simili. Mi sento “ideologicamente” più vicino a circuiti come Summer Run e MIVAO.