Corse senza anima.

Corse tutte uguali, che non si distinguono le une dalle altre se non per il nome.
Corse che annoiano, che si scelgono solo perché in zona non c’è altro.
Corse dove si corre, ci si ferma ai ristori, si taglia il traguardo, ci si cambia la maglietta sudata, si torna a casa. E dopo 10 minuti si è già dimenticato tutto.
Con l’ inflazione di corse e corsette, di corse da sagra e di beneficenza, di corse storiche che non si distinguono da quelle appena inventate, oramai ci siamo abituati a correre meccanicamente, come un allenamento routinario, senza provare alcuna emozione.
Organizzatori che organizzano e non sanno nemmeno loro perché lo fanno, che lo fanno perché si è sempre fatto, per creare animazione in una manifestazione principale, che non fanno alcuno sforzo per dare un timbro particolare alla loro manifestazione, per caratterizzarla in un qualche modo, per darle un’identità, per renderla DIVERSA da tante altre.

Organizzatori che non si domandano come dare un motivo per essere scelti tra le tante offerte presenti sul mercato, che non si domandano come lasciare un’emozione che la faccia ricordare e per farsi scegliere la volta successiva.
Il più delle volte la comunicazione si limita alle informazioni essenziali, non sempre precise e complete.
Informazioni che vengono ripetute ossessivamente come se bastasse la ripetizione a farsi scegliere.
Una comunicazione vuota, senza contenuto. Non di rado fatta tecnicamente male, con lessico incerto.
Poca o nessuna cura per la costruzione di un significato, di un valore, per trovare e comunicare un motivo di attrazione.
Poca o nessuna capacità di valorizzare le caratteristiche ambientali, storiche, sociali del luogo, per valorizzare le peculiarità della manifestazione che con il tempo si sono messe in evidenza.
Ecco allora far leva SOLO su aspetti materiali come cibo e gadget, su prezzi convenienti e prossimi all’aumento, su posti in esaurimento …tutte motivazioni deboli e che agli effetti pratici non danno alcun valore aggiunto, che non smuovono una sola iscrizione.
Il risultato è che il potenziale partecipante non viene indirizzato, non viene catturato e la sua scelta è casuale.
Agendo in questo modo chi corre e chi cammina non viene stimolato ed essere esigente, le aspettative vengono tenute basse e qualsiasi proposta va bene.
Dal mio punto di vista, e per i valori che mi animano come partecipante e come organizzatore, i rischi che si corrono quando non si riesce a dare una forte identità ad una manifestazione di running, di trail running o di camminata sono che:
- La qualità (potenziale o reale) di una manifestazione non viene espressa e non genera valore aggiunto
- Si ha un appiattimento all’ ingiù della qualità media delle ludico – motorie
- Si dà spazio ad eventi a sfondo commercial – consumistico dove conta la potenza di marketing a discapito di quelli animati dallo spirito autentico popolare e sociale delle non competitive.
Con cinquanta e più anni di manifestazioni di podismo non competitivo alle spalle la loro qualità tecnica media è relativamente elevata e raramente si trovano eventi male organizzati.
Oramai non si sceglie più di partecipare ad una corsa perché è organizzata bene.
Non si sceglie neanche più perché una manifestazione ha una tradizione o un “nome”; le “novità”, soprattutto se sostenute da marketing aggressivo, sono più attraenti.
Per aver basi solide, la differenza la fa, e sempre più la farà, chi saprà emozionare, chi si saprà far ricordare per quelle emozioni.

O, per chi punta al mordi e fuggi, vincerà chi sa fare marketing in modo spietato e professionale.