Avevo deciso di partecipare senza particolari aspettative trattandosi di una corsa in pianura e non di particolare fama, almeno nel mio giro.

A dispetto di questo atteggiamento di partenza devo dire di essere rimasto soddisfatto e mi sento di consigliarne la partecipazione.

La corsa è iniziata male (per i miei gusti), 4 km di asfalto. Possibile che in campagna non si trovi qualche stradina tra i campi e, magari, all’ombra?

A metà percorso la svolta: si passa attraverso 3 cave di ghiaia dismesse da tempo ed ora invase da abbondante vegetazione abitata da ricca avifauna. Un contesto per me insolito e, nonostante le cave siano una violenza ad un territorio, ho apprezzato l’intervento di recupero ambientale. Forse gli organizzatori avrebbero potuto osare un po’ di più e farci scendere all’interno delle cave visto che ci sono già dei sentieri tracciati.

Un percorso che, tutto sommato, sfrutta la tipicità del territorio.

Sul piano organizzativo:

  • Presenza di parcheggi dedicati con personale di servizio (non di rado ci si deve arrangiare a trovare un parcheggio e si deve lasciare l’auto lungo la strada).
  • Iscrizioni bene organizzate con adeguata segnaletica e personale.
  • Percorsi ben segnalati e presenza di personale di supporto alle deviazioni.
  • Costi standard (3 euro). Pacco gara con 2 euro in più; il csuo valore commerciale era un po’ superiore (un pacco gara ha senso se non viene “acquistato” dal partecipante, ovvero se il suo valore commerciale è superiore al prezzo pagato, ovvero se l’organizzazione ci mette qualcosa in più attivando gli sponsor).

Cosa ho apprezzato in modo particolare:

  1. L’anguria fresca di frigo ai ristori intermedi (ho subito confrontato questa attenzione con le bottigliette di acqua calda date in una recente corsetta. I dettagli fanno la differenza).
  2. Il porcellino in silicone presente nel pacco gara. In fin dei conti eravamo alla PorcRun, e questo è un semplice segno di caratterizzazione della manifestazione (non c’è niente di peggio di manifestazioni standardizzate, con nulla di particolare che le distingua da altre).
  3. Il pettorale personalizzato per la manifestazione, quando in tante altre corse simili viene dato un inutile e anonimo pettorale con un numero che non ho mai capito a cosa serva. Un’attenzione, questa, certamente dovuta allo sponsor Passsport e al suo titolare Marco Piovesan.
  4. Un menù sagra dedicato ai partecipanti con prezzo scontato rispetto al listino ufficiale e la presenza di una corsia preferenziale per i runner per effettuare l’ordine e ricevere il vassoio con il cibo.

Non mi è piaciuto:

  • Il ristoro finale dove non c’era nulla al nostro arrivo se non qualche pacco d’acqua sotto un tavolo, nessun bicchiere, niente personale dell’organizzazione. Siamo arrivati tra gli ultimi ma entro il tempo massimo stabilito dall’ organizzazione. Io credo che l’ultimo arrivato abbia diritto ad avere la stessa accoglienza e gli stessi servizi del primo. È una questione di rispetto per chi è venuto alla tua manifestazione

Concludendo, una manifestazione semplice, bene organizzata e soprattutto, pensata con la cura di alcuni dettagli che fanno la differenza. Una corsa che, pur essendosi svolta nell’ambito di una sagra (con malizia si potrebbe dire che non di rado si organizzano manifestazioni di running e camminata nell’ambito di sagre per attirare persone e aumentare gli incassi della sagra stessa), si può tranquillamente affermare che la manifestazione sportiva ha anche ricevuto qualcosa dalla sagra, cosa non scontata.

Di admin

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