Una classica del podismo non competitivo trevigiano giunta alla 13^ edizione.
Organizzazione impeccabile, tutto merito del gruppo podistico Percorrere il Sile, un gruppo sempre presente in massa alle corse domenicali e ricambiato con una partecipazione, sempre di massa, da parte dei gruppi di runner e camminatori del trevigiano e delle province vicine. L’ esperienza paga sempre.
Di grande bellezza la zona in cui si sono sviluppati i tre percorsi: lunghi tunnel verdi lungo le sponde del Sile e campagne. Magari un po’ di Sile in più nel percorso lungo non sarebbe guastato.
Molto bella e “confortevole” la collocazione dei servizi di partenza e d’arrivo, il parco di via Alzaia, un’area ampia che verde che ha reso agevole la logistica ai partecipanti ma anche aglio organizzatori.
Ristori più che abbondante e ricchi, con il primo collocato già al primo chilometro (notata l’assenza dei panini … ci avevate abituati troppo bene. Notati, invece, i numerosi “piccoli” premi dati ai primi 50 atleti dei percorsi lunghi. Una bella idea da imitare.
Prezzi normali (3 euro) e con due euro in più una bottiglia di buona birra artigianale.
Unico neo, se vogliamo trovare il pelo nell’uovo, il passaggio precario e facendo slalom tra le auto inopportunamente li parcheggiate dalla zona d’arrivo a quella del ristoro finale e dei servizi di gara.
Grande entusiasmo e generosa accoglienza da parte dei volontari, molti dei quali amiche e amici runner che per l’occasione hanno dismesso l’abito dell’atleta per mettersi al servizio di altri runner.
Apprezzo molto le manifestazioni podistiche organizzare da gruppi podistici perché sono eventi di reciprocità: oggi organizziamo noi ma le prossime volte organizzate voi e noi ci saremo.
Nota a margine (non essendo una questione che riguarda espressamente questa manifestazione): ho notato il ripetersi del malcostume di qualche gruppo (in realtà uno particolarmente efficace in questa operazione) di acquistare un consistente numero di biglietti d’iscrizione e, non avendo alcun proprio socio partecipante, rivenderli al solo scopo di portarsi a casa uno dei premi per il gruppi più numerosi. Consoliamoci ricordando che è malcostume che dura almeno una quarantina d’anni.