I PRELIMINARI
Fin dal primo mattino, due ore prima della partenza, un divertito e chiassoso caos di magliette azzurre alle navette per Miramare.
Esseri umani di tutte le lingue, età, sesso, etnia, stato civile, forme e dimensioni.
Profumi pregiati e da hard discount, odori, rutti, scorregge (tutto naturale). Bambini che piangono, mamme che urlano, mariti con espressione rassegnata o che dicono mai più. Amori clandestini che nell’abbraccio si sfiorano i chip di cronometraggio. Famiglie tradizionali e famiglie occasionali. Cani al guinzaglio, carrozzine, carrozzella.
Insomma, l’ atmosfera della festa di popolo.
Giunti con largo anticipo a Miramare, ci si disperde per il meraviglioso parco (dove ogni cespuglio diventa una toilette anche se i bagni chimici non mancano, ma soddisfare le esigenze di 6.000 vesciche e intestini è un’ impresa non da poco).
Nella lunga attesa sotto l’ arco di partenza l’ immancabile nenia di Annalisa ripetuta a coro che quello dell’Armata Rossa … scansate. Balletti e selfie.
Numerose le famiglie presenti, con mamma, papà, figli, a volte qualche nonno, cani, carrozzine e carrozzelle…tra i piedi 🙂
Bella cosa le Family Run per una festa all’ aria aperta e in movimento, ma che casino, tra bimbi in monopattino che ti tagliano la strada, cani che ti passano tra le gambe facendoti inciampare, carrozzine e carrozzelle che ti si sbattono nelle caviglie
Lungo la strada per Piazza Unità tanta gente a salutare e gruppi musicali a dare la carica (sono per noi umili mortali o per quelli della 21 k in arrivo da Duino? Nel dubbio, godiamoci tutto).
Un sontuoso arrivo nel salotto buono dei triestini tra ali di folla osannante e tappeti colorati.
LA MANIFESTAZIONE
Siamo alla Trieste Spring Run, una manifestazione con più eventi.
La mia sesta o settima Bavisela (un paio di Miramar, quando per il fallimento dell’associazione sportiva che la aveva inventata, la manifestazione è stata gestita da altro ente e con denominazione differenti, per ritornare Bavisela da un paio d’anni).
Non un grande impegno atletico, non una corsa memorabile, ma un rito primaverile con i miei amici triestini, un’ occasione per rivedere Trieste, fare un salto da Pepi Sciavo per un de porcina, per far festa.
Organizzazione collaudata nella sua complessità (il Trieste Spring Run prevede anche un mezza maratona di buon livello tecnico). Nei commenti nei social e di amici che hanno partecipato alla 21k ho visto molte critiche pesanti per l’ organizzazione nel suo complesso, per la disorganizzazione dei ristori e della caotica gestione del deposito sacche. Tutte cose che in una manifestazione con pretese e che non è alla prima edizione non dovrebbero succedere (in realtà una organizzazione solida, esperta fa centro al primo colpo).
Sette affascinanti chilometri su asfalto da Miramare a Piazza Unità d’Italia, sempre costeggiando il mare e con il transito attraverso il porto vecchio, archeologia industriale in via di recupero.
Seimila partecipanti alla Bavisela, 2.500 alla mezza, 500 alla roller.
Bavisela a 12 euro. Una maglietta tecnica di bassa qualità (non credo costi più di 3 €), di quelle che si usano un paio di volte e si buttano ma, almeno. con poca pubblicità.
Come già detto altre volte, secondo me le magliette (o altro gadget ricordo) dovrebbero essere messe ad acquisto libero e non avere il loro costo incorporato nella quota d’iscrizione (perché, a conti fatti, è così, le magliette si pagano, non sono regalate).
Non siamo più ai tempi in cui la maglietta era il segno distintivo delle corse più blasonate; oggigiorno la maglietta la trovi anche alla corsa della sagra del santo patrono e quel capo di abbigliamento non impressiona più nessuno, soprattutto se è in tessuto di pessima qualità e di grafica discutibile.
Preciso che apprezzo ogni forma di gadget ricordo, soprattutto di manifestazioni importanti e che mi emozionano, ma mi devono piacere. Ad esempio, in un recente trail in Slovenia ho acquistato, oltre alla eccellente maglietta compresa nella quota d’iscrizione, una seconda in cotone dal costo di 30 €, ma, soggettivamente, li valeva.
Bella la medaglia finisher per la 7 k, di buona grafica e pregevole esecuzione tecnica ( realizzata con la tecnica taglio laser in acciaio nero – un misto di ferro e carbone – verniciato a polvere in vari colori con la stampa UV in rilievo; un prodotto dell’azienda polacca Modern Forms).
Per la cronaca, la medaglia della 21 k, stesso produttore, è realizzata in acciaio inossidabile (misto di ferro e cromo) sempre con la stampa UV in rilievo. Un po’ più “importante” di quella della Bavisela, ma ci può stare.
Più che sufficienti il ristoro a 2 km dall’ arrivo e quello finale (con il caos delle grandi occasioni) con le classiche bevande, frutta, cracker e biscotti. Niente pane salame e formaggio come nelle più popolari podistiche non competitive, ma queste manifestazioni funzionano secondo altra logica.
Una considerazione finale: maggiore è il numero di partecipanti più elevato è il costo reale per singolo partecipante perché i servizi necessari per gestire grandi numeri sono superiori a quelli richiesti dai piccoli numeri. Il gigantismo delle manifestazioni di running ha costi supplementari che vengono scaricati sui partecipanti. Per la gloria di chi?
PROSSIME PARTECIPAZIONI