Tre impegnativi anelli sulle colline del Prosecco, una manifestazione con tutte le caratteristiche del trail ma presentata come “semplice” manifestazione ludico – motoria amatoriale, senza cedere alla tentazione di usare la qualifica “trail”, fin troppo abusata per mero marketing e appiccicata a corse in pianura, sulla spiaggia, in citta; una manifestazione orgogliosamente dichiarata come non patrocinata da alcuna federazione o ente di promozione sportiva (questo e un primo punto di merito per gli organizzatori).

Quando una manifestazione vale di per sé non ha bisogno di tante etichette.

La Quattro Pass, un “trail” a costi popolari, 5 euro con tutto il necessario per correre e camminare in sicurezza (ottima organizzazione) e divertendosi.

Io ho fatto la 12 K, che con i suoi 510 metri di dislivello positivi si è rivelata essere impegnativa  (peccato che il dislivello non fosse stato dichiarato in modo da prepararsi anche psicologicamente) e, proprio per questo impegno, mi sono divertito.

La 18 k aveva quasi 900 metri di dislivello positivo e amici che la hanno fatto questo percorso lo hanno molto apprezzato.

Un continuo su e giù tra rive e vigneti (pochissimo asfalto) con passaggi ostici in single track, nell’area più pregiata di produzione del Prosecco, nella zona, delimitata, di produzione del Cartizze (anche se, a mio avviso, non tra le più belle, paesaggisticamente parlando, della fascia collinare che va da Conegliano e Valdobbiadene).

San Pietro di Barbozza, a pochi chilometri da Valdobbiadene, è un paesino molto bello dal punto di vista ambientale, ma dove i problemi logistici per gestire manifestazioni molto affollate credo non siano pochi. Però siamo in un contesto non proprio favore soprattutto per quanto riguarda i parcheggi (l’organizzazione dei parcheggi è sempre un indicatore di qualità della manifestazione), Va detto che, a dispetto di un contesto sfavorevole, i numerosi volontari presentati si sono fatti in quattro per assistere i quasi 2.500 partecipanti a trovare un buco dove lasciare l’auto, spesso tra i filari di vite.

Ben distribuiti i punti d’iscrizione in modo da non creare affollamenti e code.

Condivido la scelta di non mettere bicchieri nei posti di ristoro, ma nella quota d’iscrizione si poteva mettere opzionale l’acquisto del bicchiere in silicone visto che per molti frequentatori di trail il bicchiere personale fa parte della dotazione base e non aveva bisogno di acquistarlo (io ho usato quello del “mio” TTR).

Percorsi ben segnalati con volontari a presidiare i punti critici in modo da non correre il rischi di trovarsi dall’altra parte della collina.    

A mio avviso un punto critico e che meriterebbe una riflessione da parte degli organizzatori riguarda l’ubicazione dei ristori: nella 12 k non ha senso mettere il primo ristoro dopo 8 km e un secondo dopo altri due, più quello finale. Ne poteva bastare uno, ma verso metà percorso. Forse per il percorso lungo (18 K) questa distribuzione era funzionale ma decisamente sbilanciata per il 12 k.

Molto ricchi i ristori con pane salame e formaggio in abbondanza, frutta, bevande varie (prosecco nel ristoro di arrivo, anche se finito troppo presto) e tanti volontari al sevizio di noi partecipanti. Il ristoro finale mi pare abbia tenuto anche per gli ultimi arrivati. Non di rado chi arriva allo scadere del tempo limite trova solo le  briciole, e a volte manco quelle.

Ho molto apprezzato la presenza “multietnica” in un ristoro, bel segno di integrazione.

Altra cosa che ho apprezzato è stato il saluto di buona accoglienza fattoci da un volontario che stava presidiando un bivio: l’ averci salutati con un “buongiorno” ma anche con un “benvenuti e grazie per la vostra presenza”. Poche semplici parole, non scontate e che ti fanno sentire accolto in un luogo … foresto. In fin dei conti quando partecipiamo ad una manifestazione dimostriamo di accogliere un invito e un segno di gratitudine da parte degli organizzatori ci fa sempre piacere (detto che quella che ho chiamato gratitudine si manifesta con una buona organizzazione, con tutta l’assistenza necessaria nelle varie fasi della manifestazione, con adeguati ristori, con un trattamento che sia uguale per il primo come per l’ ultimo arrivato, per chi fa i percorsi lunghi e chi fa quelli corti).

Ancora un aspetto della Quattro Pass che ho apprezzato: l’assenza di uno scopo di beneficenza. Si, ASSENZA di beneficenza. I motivi di questo apprezzamento li spiego qua.

Concludo questa mia recensione con due note personali, molto personali, nel senso che riguardano questioni che è possibile siano rilevanti solo per me e che vanno oltre quel “minimo vitale” che ci si aspetta da una buona manifestazione amatoriale di running e camminata.

Prima questione.  La personalità della manifestazione.

Chi corre da anni in queste manifestazioni non competitive o ludico-motorie, come si chiamano ultimamente, sceglie una manifestazione rispetto ad un’ altra per comodità logistica, perché preferisce la pianura o la collina, per il “nome” della stessa. Però sempre più runner, io tra questi, scelgono perché una manifestazione ha qualcosa di particolare, ha una sua personalità, ha quel qualcosa che la distingue dalle altre e la fa preferire. Questa “personalità” deve essere costruita poco alla volta dagli organizzatori, sempre che vogliano dare alla propria manifestazione una personalità.

Per spiegarmi meglio: la “personalità” è il livello successivo alla buona organizzazione.

Nella Quattro Pass ho trovato una buona organizzazione, diversamente non avrei partecipato già cinque volte e non sarebbe nel mio personale calendario, ma la “personalità” non la percepisco (ancora). Le colline del Prosecco sono belle di loro e basta poco ad attirare partecipanti, ma cosa succederebbe se in zona ci fossero contemporaneamente due manifestazioni? Un palato esigente cercherebbe la differenza, ad esempio, con la prossima Marcia del Refrontolo Passito o con quella del Prosecco di Col San Martino (qui l’ ENOSOCCORSO inizia a dare un segno distintivo). Non è semplice e facile conferire personalità ad una manifestazione, ma credo sia quella la direzione per consolidare ed ampliare il valore di una manifestazione quando di non competitive se ne vedono sempre di più.

Non credo che la strada sia quella dei gadget, dei pacchi gara, delle magliette (sempre più brutte e di pessima qualità). La strada sta cercare qualcosa che faccia la differenza, nel costruire un segno distintivo, nel dare personalità alla manifestazione, nel darle un’anima.

Seconda questione. La concomitanza con sagre, fiere e mostre.

Non di rado le non competitive sono organizzate nell’ ambito di ricorrenze locali dove, come terzo tempo, si può godere della cucina allestita da volontari.

A me piace questa combinazione perché ho modo di far festa fermandomi con amici per il dopo corsa, per un momento che consente di approfondire o consolidare rapporti.

Considerato, però, che in occasioni simili il runner diventa cliente della sagra se non vera e propria attrazione della sagra stessa (senza tanti giri di parole, si organizza la corsa per portare clienti alla sagra, per fare animazione, per fare spettacolo) credo che ai partecipanti alla manifestazione sportiva si debba riservare una corsia preferenziale in termini di riduzione dei costi dei cibi e bevande (o attraverso la predisposizione di un menù delicato) e/o di un accesso più spedito ai servizi per limitare i tempi di attesa dopo la corsa.

Questi segni di attenzione sarebbero tanto graditi a chi ha partecipato alla manifestazione.

La Quattro Pass si è svolta in concomitanza della Mostra del Cartizze e Valdobbiadene DOCG e a termine gara era possibile pranzare nei locali della mostra stessa. Per chi voleva lo spiedo era necessario prenotare. Ho prenotato per tempo, mi è stato assegnato un tavolo per il secondo turno (13.30) ma preso posto mi è stato detto che lo spiedo era terminato e che avrei dovuto aspettare che il secondo giro fosse pronto. Ho pranzato (allegro per effetto delle bollicine) alle 14.30 e nel frattempo ho avuto modo di assaggiare Prosecco e Cartizze di alcuni piccoli produttori locali. Nota di merito: spiedo era strepitoso, saporito, ben cotto, patate croccanti, polenta buona e questo ha ripagato della lunga e spumeggiante attesa.

Di admin

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