Beneficienza o bonificienza?
Il mio personale pensiero è che le manifestazioni di running e camminata non debbano essere usate per fare “beneficienza” pur destinata a nobili cause. Il sempre più diffuso ricorso all’abbinata corse/camminate ludico-motorie e beneficienza mi puzza di bruciato e di secondi fini (soprattutto quando vedo personaggi legate a qualche gruppo politico), anche se riconosco che in qualche raro caso l’intenzione sia autentica, soprattutto quando il gesto di solidarietà è fatto in silenzio e senza tanto clamore.
Da storico organizzatore di manifestazioni podistiche ho sempre ritenuto che i soldi chiesti ai partecipanti come quota d’iscrizione debbano ritornar loro in forma di servizi. TUTTI. Se qualcosa rimane va messa a riserva per far fronte a future perdite.
Ogni organizzatore fa un preventivo (in pareggio) della manifestazione sulla base del numero di partecipanti atteso. Se la partecipazione è superiore a quella attesa si potrebbe creare un avanzo di gestione e, conoscendo le problematiche di un’organizzazione e i rischi a cui vanno in contro gli organizzatori, ritengo saggio, opportuno e dovuto che questo avanzo venga accantonato per coprire eventuali perdite di edizioni precedenti o come fondo rischi a fronte di possibili manifestazioni sfortunate (basta una giornata di pioggia per dimezzare la partecipazione e creare un buco significativo in bilancio).
Trovo un brutto vizio (o una furbata) quello di sfruttare il runner per fare beneficenza (che non è mai disinteressata, soprattutto quando sbandierata ai quattro venti). Se proprio si vuol usare la passione per la corsa per aiutare qualcuno, si stabilisca un’adeguata quota d’iscrizione a fronte dei servi resi e si renda opzionale il versamento da parte dell’ atleta di una somma aggiuntiva da destinare a beneficienza. O ci si metta a vendere torte, panini, spritz, birre, bamboline, si faccia uno spettacolo musicale. Si vendano gadget in occasione della corsa, si destini l’incasso di una serata della sagra a chi ne ha bisogno ….
Da quel che vedo, la “beneficienza” può avere anche un’altra motivazione: essere essa stessa una modalità di marketing. Visto che l’animo generoso delle persone è sempre pronto a mobilitarsi per una giusta causa, ci sono organizzatori che per fare numeri attribuiscono alla propria manifestazione una funzione benefica o di sostegno ad una nobile causa, e le anime belle arrivano ..
La beneficienza può, infatti, essere il fine ma a anche lo strumento.
In ogni caso, per quanto mi riguarda, non partecipo a corse associate a beneficienza. Io aiuto, eventualmente, chi ha bisogno, ma senza tanto clamore.